sabato 27 febbraio 2010

Obrigado, Raquel !

 

Ringrazio davvero di cuore la cara amica brasiliana Raquel, che con il suo blog artistico e culturale “http://raquelcrusoe.blogspot.com/” ha raggiunto il traguardo dei 1000 lettori ed ha voluto premiarli ad uno ad uno con questo riconoscimento.

Sono onorato di far parte di questa piccola grande schiera e sono sicuro che il suo blog sarà sempre più seguito, perché è veramente completo e interessante soprattutto per chi ama la musica: non perdetevelo!

venerdì 26 febbraio 2010

Non solo cani: il gatto Burmese

Il gatto Burmese probabilmente esisteva già dal 1700, ma la progenitrice di tutti i Burmesi è considerata Wong Mau, portata da Rangoon (Birmania) in California dall'allevatore Joseph Thompson, che in un primo momento l'aveva considerata una Siamese.

Facendo accoppiare Wong Mau con gatti Siamesi si ottennero sia Siamesi che ibridi; a loro volta gli ibridi, accoppiati tra loro, dettero origine ad una nuova razza, chiamata appunto Burmese, presentata ufficialmente alle mostre nel 1936.

Nel 1949 i primi Burmesi furono introdotti in Inghilterra e da quel momento si diffusero in tutta Europa.

Nel 1982 fu fissato lo standard di razza ed in seguito il Burmese è stato utilizzato anche per creare una nuova razza, la Burmilla.


Standard di razza

E' un gatto dall'aspetto elegante e dalla corporatura muscolosa;

la testa è cuneiforme con orecchie molto distanziate tra loro, di media grandezza, larghe alla base e con punte leggermente arrotondate;

gli occhi sono grandi e distanziati, di colore giallo dorato brillante, con bordo superiore diritto e bordo inferiore arrotondato;

guance e mascelle sono larghe e il naso ha una netta incisione alla base;

le zampe sono snelle e i piedi ovali;

il dorso è diritto e la coda affusolata, di media lunghezza e arrotondata in punta;

il mantello deve essere lucente, corto, folto e aderente al corpo, il pelo sottile e setoso, quasi senza sottopelo; esiste anche una varietà a pelo semilungo detta Tiffany;

i colori ammessi sono marrone, blu, cioccolato, lilla, rosso, crema; in ogni caso la parte inferiore del corpo è sempre più chiara di schiena e zampe; soltanto i gattini fino a 6 mesi possono avere macchie o striature e raggiungeranno il colore definitivo entro i 2 anni di età;

il peso è compreso ta i 3 e i 5 kg.


Carattere e salute

Il Burmese è un gatto vivace, attivo, allegro e giocherellone; gli piace stare in compagnia di persone e gatti ed essere coccolato dal padrone.

E' molto curioso e tende ad assaggiare di tutto, quindi bisogna fare molta attenzione a ciò che lasciamo in giro.

Ama molto il caldo e perciò è molto sensibile alle correnti e si raffredda facilmente.

La toelettatura non è impegnativa perchè ha poco sottopelo: basta spazzolarlo di tanto in tanto e strofinarlo con un panno imbevuto di acqua e aceto.

Nei soggetti chiari conviene pulire spesso gli occhi per evitare che si formino delle macchie scure sul pelo circostante.

L'alimentazione deve essere sempre a base di crocchette o scatolette di buona qualità, soprattutto per i gattini e i soggetti anziani.

Come avviene in molte razze, la femmina può andare in calore già a 7-8 mesi di età, ma naturalmente aspetteremo un'età più matura per farla accoppiare.

Se invece siamo sicuri di non volere gattini, conviene sterilizzare la gatta già a 6-7 mesi, perchè le gatte non sterilizzate e mai accoppiate sono più soggette a patologie delle mammelle e dell'apparato genitale.
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venerdì 12 febbraio 2010

L'intelligenza degli animali: Incontro con Danilo Mainardi


Nell’ambito del progetto “Comenius” e alla presenza al completo di alunni e docenti, si è tenuto mercoledì 10 febbraio, nell’ auditorium del nostro Istituto, un incontro con il Prof. Danilo Mainardi sul tema “ L’intelligenza degli animali ”, che è anche il titolo dell’ultimo libro dell’illustre relatore.

Solo poche parole per ricordare l’importanza di Danilo Mainardi nel campo dell’ etologia, scienza che studia il comportamento animale: i suoi studi lo pongono tra i maggiori esperti mondiali di questa affascinante materia.

E’ anche un eccezionale divulgatore: ha scritto infatti numerosi libri e collabora con riviste e quotidiani e spesso è ospite e consulente di trasmissioni televisive, che lo hanno reso molto noto al grande pubblico.

Prendendo spunto dal titolo del libro che ci presentava, Mainardi ha tratteggiato nello spazio di un paio di ore ciò che si intende per intelligenza degli animali parlandoci soprattutto dei comportamenti di molluschi, cani, gatti e scimpanzè.

Bisogna ricordare che per gli studiosi “ un comportamento intelligente è quello utile per stare al mondo ” e in base a questa definizione il Prof. Mainardi, anche con l’ausilio di alcuni disegni estemporanei, ci ha illustrato come cozze, chiocciole e polpi reagiscano in maniera diversa ai problemi in base alle strutture analoghe al cervello che possiedono: quindi le cozze, organismi molto semplici, reagiscono più istintivamente rispetto ai polpi, che invece sono più complessi e hanno reazioni dettate anche dall’apprendimento.
Oltre ai molluschi,si è visto che gli animali che risolvono più facilmente i problemi sono i mammiferi, perché possiedono una struttura analoga alla mente dell’uomo e hanno pertanto una coscienza di sé.

Tra gli stessi mammiferi i problemi sono risolti più facilmente se l’animale è sociale: per esempio un gatto cerca di risolvere un problema da solo, invece un cane, che è più sociale, comincia a mandare segnali di aiuto (uggiola, muove la coda, si agita, ecc.) verso gli altri.

In alcune specie c’è anche un apprendimento sociale, cioè trasmesso agli altri, e allora si parla di cultura: i piccoli degli scimpanzè imitano per gioco gli adulti che “pescano” le termiti e da grandi saranno in grado di farlo veramente; i piccoli dei fringuelli sentono nel nido il padre che canta e da grandi rifaranno lo stesso verso; ma gli animali che apprendono più rapidamente sono i topi e nel loro caso si parla di lampi culturali.

Dopo questa piacevolissima conversazione, il prof. Mainardi ha risposto ad alcune interessanti domande che gli hanno posto gli alunni sugli argomenti trattati e, prima di accomiatarsi, si è soffermato con ragazzi e docenti per firmare alcune copie del suo libro.

Nel complesso possiamo affermare che si è trattato di un incontro entusiasmante sia per l'interesse del tema trattato sia per il garbo e l'affabilità con cui Danilo Mainardi è riuscito a coinvolgere tutti i presenti.

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giovedì 4 febbraio 2010

Cani di taglia piccola: il Basenji

Anche questo cane, alla pari del Fox Terrier, ha radici antichissime ed è probabilmente l’antenato dei Terriers.

Il Basenji ha origine in Zambia come cane da caccia alle antilopi e alle gazzelle, ma si diffonde in poco tempo anche in Egitto quando viene portato in dono ai Faraoni dai viaggiatori provenienti dalle sorgenti del Nilo.

I Basenji sono raffigurati in varie stele funerarie e in molte tombe egizie datate tra il 3600 e il 2300 a. C. e di uno di loro si conosce perfino il nome, Xalmers, “che andava nei campi con il suo padrone”.

A causa di questi ritrovamenti il Basenji viene definito dagli archeologi “il cane di Cheope”, il Faraone costruttore della grande piramide.

Con la caduta della civiltà egizia, il Basenji ha un lungo periodo di declino e sembra essersi estinto, fino a quando non viene ritrovato da alcuni esploratori inglesi nel 1870 tra le popolazioni del Sudan e del Congo, utilizzato sempre per la caccia e diffuso in due varietà: il Basenji delle grandi foreste e il Basenji delle grandi pianure.

Nel 1895 viene importata per la prima volta una coppia di Basenji in Inghilterra, però in poco tempo viene sopraffatta da un’infezione di cimurro.

Bisogna poi arrivare al 1937 per importare, questa volta con successo, nuovi soggetti fuori dal continente africano: vengono così create due linee di sangue, una inglese ed una americana, e si definisce lo standard di razza.

Dopo la seconda guerra mondiale alcuni soggetti inglesi vengono acquistati dal re Faruk, che riporta così in Egitto una razza dimenticata per millenni.

Oggi in Europa è allevato soprattutto in Inghilterra.


CARATTERE E PECULIARITA'

Questa razza ha una caratteristica che lo rende unico: è noto infatti come “il cane che non abbaia”, perché secondo alcuni emette un verso simile a quello della papera, secondo altri una via di mezzo tra un riso represso ed uno jodel.

E’ un cane docile, obbediente e gioca volentieri con i i bambini; alcuni lo paragonano ad un gatto perché si struscia alle persone e spesso fa toeletta accuratamente proprio come un micio.

Ha uno sguardo impenetrabile, che gli dà un aspetto fiero e testardo; per entrare in confidenza con le persone deve prima studiarle bene e capire che non sono cattive.

E’ comunque legatissimo al padrone e non sopporta di restare troppo da solo, pertanto è un cane adatto principalmente a chi ha molto tempo libero.


STANDARD DI RAZZA

Il Basenji è un cane di taglia piccola che non abbaia.
E’ agile, attento, ben equilibrato, con un’andatura leggera e infaticabile simile a quella di un cavallo trottatore.

La testa, ben cesellata, si restringe all’altezza degli occhi e ancora di più dagli occhi al tartufo; quando le orecchie sono dritte, si formano delle rughe nella parte anteriore del capo e il cane assume un atteggiamento stupito (altra caratteristica della razza).

Il tartufo è nero o leggermente colorato di rosa, le orecchie appuntite e col padiglione in avanti, gli occhi a mandorla, piccoli, infossati, con sguardo penetrante e di color nocciola.

Il tronco è corto e diritto, gli arti diritti, robusti e muscolosi, la coda è impiantata alta a formare uno o due anelli su un lato della groppa.

Il pelo è corto e setoso, di colore rosso e bianco, fulvo e bianco oppure bianco e nero.

L’altezza è di 40-42,5 cm. al garrese; il peso è compreso tra 9,9 e 10,8 kg.


SALUTE

Il Basenji può essere affetto da una malattia genetica denominata Sindrome di Fanconi, che interessa i reni e si manifesta soprattutto dai tre anni in poi con sintomi simili a quelli del diabete: per la prevenzione bisogna fare periodicamente le analisi delle urine oppure un test sulla saliva.
Per la cura di questa malattia esiste il protocollo del Dott. Gonto ( in lingua inglese).

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